Foreste vergini, spiagge intatte, biodiversità unica al mondo e un’accoglienza calorosa: Principe, la “sorella minore” di São Tomé, è un paradiso nascosto per chi sogna un viaggio lontano dalle rotte di massa. Sperduta nel Golfo di Guinea, a circa 200 km dalle coste del Gabon, l’isola di Príncipe è la più piccola e remota delle due che compongono la Repubblica di São Tomé e Príncipe. Con una superficie di appena 142 km² e poco più di 7.000 abitanti, questo lembo di terra vulcanica è stato dichiarato dall’UNESCO Riserva Mondiale della Biosfera per la straordinaria ricchezza del suo ecosistema. Un viaggio a Principe è un’immersione in un mondo sospeso: ritmi lenti, natura incontaminata, architetture coloniali addormentate e un senso di autenticità difficile da trovare altrove. Abbiamo selezionato sei attrazioni imperdibili di questa meraviglia.
Parco Naturale di Príncipe
Il cuore verde e pulsante dell’isola, istituito nel 2006 e riconosciuto come Riserva della Biosfera UNESCO, occupa circa il 70% della superficie. È una giungla di origine vulcanica, con montagne dalle creste scoscese che raggiungono i 900 metri e pendii coperti da una vegetazione impenetrabile. Dalla foresta spuntano torrioni scuri e maestosi che sembrano guglie di un’immensa cattedrale. Il verde intenso che domina il territorio frastagliato contrasta con il bianco abbacinante delle calette abbracciate da acque turchesi. Fiumi e cascate solcano pendii scoscesi e apparentemente impenetrabili. È un paesaggio selvaggio che sembra uscito dalle pagine di Robinson Crusoe. Il governo regionale nel 2010 è riuscito a bloccare gli appetiti degli impresari che avrebbero voluto radere al suolo mille ettari di foresta secolare per fare spazio alle piantagioni di olio di palma. L’intera parte meridionale dell’isola è stata proclamata dall’Unesco, nel 2012, Riserva della Biosfera: un riconoscimento importante che ha permesso di preservare il fragile ecosistema, unico al mondo, con le sue centinaia di specie vegetali e animali autoctone. Oggi Príncipe è un laboratorio naturale dove si sperimentano forme virtuose di interazione tra l’uomo e l’ambiente, limitando il più possibile il consumo di risorse, l’inquinamento, il disboscamento e l’alterazione del microclima. I sentieri portano a scoprire alberi monumentali, felci giganti e liane che sembrano uscire da un libro d’avventura. Gli appassionati di birdwatching qui trovano un paradiso: il pappagallo endemico di Principe, dal piumaggio verde brillante, vola tra le chiome, mentre piccoli bulbul e rondini locali animano l’aria. Le guide accompagnano gli escursionisti fino ai punti panoramici da cui si abbraccia l’isola intera, mostrando anche le tracce della fauna notturna – dai pipistrelli frugivori alle minuscole rane colorate.
Baía das Agulhas
Il nome significa “baia degli aghi”, per le straordinarie guglie basaltiche che emergono come sentinelle dall’oceano. Sono resti di antichi vulcani, modellati dal tempo e rivestiti da vegetazione tropicale. Raggiungibile solo via mare, è un’escursione che unisce avventura e contemplazione: il viaggio in barca permette di osservare il litorale frastagliato, le insenature deserte e, con un po’ di fortuna, branchi di delfini che accompagnano l’imbarcazione. Qui l’acqua ha mille sfumature, dal verde smeraldo al blu profondo, e invita a nuotare o fare snorkeling. È anche uno dei luoghi migliori per fotografare i paesaggi iconici di Principe, che sembrano dipinti.
Praia Banana
Considerata la spiaggia più celebre di Principe, è un’autentica icona dell’isola. La sua curva perfetta di sabbia dorata è incastonata tra promontori verdi, creando un anfiteatro naturale che protegge le acque dalle correnti. Negli anni ’90 fu immortalata in uno spot pubblicitario internazionale, ma la fama non l’ha trasformata: rimane un luogo tranquillo, con poche capanne e un piccolo bar sulla spiaggia. La mattina l’acqua è così calma da sembrare una piscina naturale, ideale per fare snorkeling tra banchi di pesci colorati. Nel pomeriggio, le palme proiettano lunghe ombre e la spiaggia si trasforma in un salotto naturale, perfetto per leggere o ammirare il tramonto con una “Rosema” fresca in mano.
Roça Sundy
Simbolo della memoria coloniale e della storia scientifica, Roça Sundy era una delle grandi piantagioni portoghesi di cacao e caffè che, tra XIX e XX secolo, segnarono l’economia dell’isola. Oggi gli edifici restaurati ospitano un lodge raffinato e spazi culturali, ma conservano l’atmosfera del passato: vecchie case padronali, cortili lastricati e magazzini. La roça è famosa soprattutto perché nel 1919 l’astronomo britannico Arthur Eddington vi organizzò la spedizione scientifica che confermò la teoria della relatività di Einstein durante un’eclissi totale di sole. Questo evento diede risonanza mondiale a un luogo sperduto nell’oceano. Oggi i visitatori possono rivivere quella pagina di storia e, allo stesso tempo, conoscere le comunità che ancora abitano e lavorano intorno alla piantagione.
Praia Grande
Selvaggia e solenne, questa lunga distesa di sabbia dorata si affaccia su un oceano spesso impetuoso. Non è la spiaggia ideale per nuotare, ma è il luogo più emozionante per assistere a un rito antico: la nidificazione delle tartarughe marine. Tra novembre e marzo, al calar del sole, centinaia di femmine risalgono la spiaggia per deporre le uova, scavando buche con le pinne posteriori. I visitatori possono partecipare a escursioni guidate da biologi locali che spiegano l’importanza della conservazione e accompagnano gli spettatori nel rispetto della natura. Quando le uova si schiudono, lo spettacolo dei piccoli che si dirigono verso le onde è commovente. Praia Grande è anche un luogo di meditazione: il rumore delle onde e la vastità dell’orizzonte creano un senso di libertà assoluta.
Il villaggio di Santo António
Definita spesso “la città più piccola del mondo”, Santo António è un villaggio adagiato lungo il fiume Palhota, con circa 1.500 abitanti. Le sue stradine colorate, le case coloniali dai balconi in legno e i mercati vivaci regalano un’atmosfera autentica. È qui che il viaggiatore entra in contatto diretto con la vita quotidiana: i pescatori che rammendano le reti, i bambini che giocano scalzi, le donne che vendono frutta tropicale e pesce essiccato. La chiesa di Nossa Senhora da Conceição, in stile coloniale, domina la piazza principale. Camminando sul piccolo lungofiume si osservano le canoe tradizionali e la calma scorrere delle acque. Santo António non è solo il cuore amministrativo dell’isola, ma soprattutto il cuore umano: un luogo dove l’ospitalità non è un cliché, ma una pratica quotidiana.
Dove dormire
São Tomé è un Paese povero che galleggia grazie agli aiuti internazionali. Ma l’eventuale scoperta dell’oro nero sconvolgerebbe il delicato equilibrio preservato finora, grazie anche ai finanziamenti dall’imprenditore sudafricano Mark Shuttleworth, che sull’isola ha avviato con il suo gruppo Hbd progetti di conservazione ed ecoturismo finalizzati a promuovere lo sviluppo economico e sociale della popolazione, salvaguardando al contempo lo straordinario patrimonio naturale. Le suntuose ville tendate di Sundy Praia (foto sopra) e gli eleganti ecolodge di Bom Bom, dotati di ogni comfort, sono perfettamente mimetizzati nell’ambiente e danno lavoro a centinaia di giovani dell’isola. Le alternative, per i viaggiatori che dispongono di budget contenuti, non mancano. La comunità di Oké Daniel gestisce due graziosi bungalow in legno (Wild Camp Saliszoi), illuminati da lampade solari, rustici ma dotati dei servizi essenziali, affacciati su un promontorio spettacolare, che permettono di immergersi nella vita del bairro, apprezzandone l’ospitalità e la cucina. E nella località di Terreiro Velho il giovane e intraprendente Lucindo ospita i visitatori in una casa solitaria immersa nel cuore della selva. La sera si resta in veranda ad ascoltare il respiro della foresta: i canti degli uccelli, il fruscio delle foglie mosse dal vento, il ronzio degli insetti, il fragore dei frutti colti dalle scimmie. In lontananza riecheggiano le onde sulla spiaggia. E non c’è sinfonia migliore per sentirsi liberi e felici.
Dal cacao ad Einstein
La coltura del cacao – importata dai conquistadores dalle fazendas brasiliane nel 1820 – si affermò come il pilastro dell’economia locale, come testimoniano i ruderi delle grandiose roças, le fattorie amministrate dai funzionari lusitani che all’inizio del Novecento detenevano il primato mondiale della produzione delle fave di cacao. Oggi la vegetazione avvolge gli scheletri dei vecchi magazzini, dove sono ancora rinvenibili le rotaie arrugginite della ferrovia che portava i sacchi di cacao direttamente al mare. Gli edifici coloniali che restano in piedi hanno le finestre sventrate, scale e soffitti sono sfondati dall’umidità. Solo un paio di ville padronali sono state preservate e trasformate in esclusivi hotel di charme (Roça Sundy e Belo Monte). Nei disegni degli azulejos che decorano le loro pareti si ritrova il fascino decadente del mondo narrato da Miguel Sousa Tavares nel suo best seller Equatore. La storia di Príncipe riaffiora tra alberi secolari, fiori di ceramica, grovigli di liane, enormi felci. Sull’isola, durante un’eclissi totale di Sole, il 29 maggio 1919, venne provata con successo per la prima volta, dall’astrofisico inglese Sir Arthur Eddington, la teoria della relatività di Einstein.
“Piano piano”
A poca distanza dal luogo in cui avvenne l’esperimento si trovano gli alloggi un tempo occupati dagli schiavi. Panni stesi, lamiere rugginose, polli e maiali che razzolano nel fango. I discendenti dei braccianti hanno dato vita a una comunità meticcia e coesa, frullato di culture e tradizioni diverse. Nei giorni di festa si balla la kizomba angolana e si ascolta la morna capoverdiana. I fedeli affollano le cappelle cristiane senza rinunciare ai vaticini dei feiticeiros. Gli anziani parlano una lingua creola – lung’iye – dall’origine sconosciuta e dal futuro incerto, mentre i giovani chattano in portoghese coi loro cellulari. La gente vive in casupole fatiscenti, in gran parte prive di acqua corrente, con l’elettricità che arriva a singhiozzo. Ma non c’è traccia di miseria, nessuno soffre la fame. La natura, qui, è generosa. Per procurarsi da mangiare si gettano le reti in acque pescosissime. Dalle piante si raccolgono frutti esotici in ogni stagione. Le giornate scorrono moli-moli, piano piano, impregnate in un’atmosfera languida e sospesa nel tempo. Rari mercantili sbarcano al porticciolo di Santo António, cittadina avvolta in un torpore denso come l’aria umida che ristagna sulla sua baia. I pochi visitatori arrivano, in quaranta minuti di volo, a bordo di un piccolo bimotore proveniente dalla capitale São Tomé.
Le tartarughe
Tre fasci di luce rossa squarciano il buio della notte. Sono le torce dei volontari che pattugliano Praia Grande in cerca delle tartarughe marine. Come ogni anno, tra novembre e febbraio, centinaia di enormi testuggini – più di un metro e mezzo di lunghezza per oltre 200 chili – approdano su queste coste sabbiose per deporre le uova. Tornano sull’isola di Príncipe, nelle calde acque del Golfo di Guinea, dopo aver percorso migliaia di chilometri in ogni mare della Terra. Spinte da un istinto primordiale, guidate da un’infallibile bussola interna, le tartarughe riconosco con precisione la spiaggia in cui sono nate e che diventerà il loro luogo di nidificazione.
Ad attenderle sulla riva ci sono gli attivisti di Protetuga, progetto di conservazione marina della ong Fundação Príncipe, impegnati a sorvegliare l’arenile fino alle prime luci dell’alba: si assicurano che gli esemplari giunti dal mare siano in buone condizioni, li soccorrono quando sono feriti o malati, e vigilano sui nidi, proteggendo le uova fino alla loro schiusa. «Le uova sono incubate dal calore del suolo e la temperatura determina il sesso», spiega il responsabile dei volontari, Reginaldo, 35 anni, insegnante di scuola primaria. «Quelle che si trovano a temperature maggiori di 29 °C daranno origine alle femmine; al di sotto di tale temperatura saranno maschi». Un nido contiene mediamente un centinaio di uova, che si schiudono di notte dopo un periodo di 45-70 giorni. I nuovi nati sono attratti dal bagliore delle onde e si dirigono verso il mare. Dopo i trent’anni si accoppieranno in acqua per poi tornare sulla terraferma, nella stessa spiaggia, per riprodursi. «Ma solo un esemplare su cento dei futuri tartarughini riuscirà a raggiungere l’età adulta», osserva una ragazza impegnata a misurare le dimensioni di un carapace. «La gran parte finirà vittima dei predatori naturali – uccelli, pesci, granchi –, molti altri saranno minacciati dalle reti dei pescherecci o dei bracconieri e dai rifiuti plastici negli oceani». Il destino delle tartarughe marine, a rischio estinzione, passa dall’isola di Príncipe, che con São Tomé dà il nome a un arcipelago-nazione spesso invisibile nelle nostre carte eppure situato al centro del mondo: là dove il meridiano 0 di Greenwich incrocia l’Equatore. Per assistere allo spettacolo della deposizione e della schiusa delle uova programmare il viaggio tra novembre e febbraio.
Un po’ di storia
Príncipe, che delle due isole principali dell’arcipelago di Sao Tomé è la minore (due volte la Repubblica di San Marino), di origine vulcanica (si creò 31 milioni di anni fa in seguito a una serie di eruzioni), fu avvistata per caso dai navigatori portoghesi il 14 gennaio del 1471. Le sue coste erano disabitate, l’entroterra era impervio e inaccessibile, completamente ricoperto dalla foresta pluviale. Il re di Lisbona la scelse inizialmente come colonia penale per i perseguitati dall’Inquisizione, molti dei quali furono falcidiati dalla malaria, ma l’importanza dell’isola crebbe enormemente con l’avvio della tratta atlantica, per via della sua posizione strategica a 200 chilometri dalla costa africana, sulla rotta per l’America. Príncipe divenne un centro di smistamento degli schiavi e uno scalo sicuro per le navi negriere dei portoghesi minacciate dai pirati e dai vascelli che battevano bandiera olandese, francese, inglese. Ben presto l’isola divenne essa stessa un luogo di destinazione per migliaia di africani strappati a forza dai loro villaggi e costretti a lavorare nelle locali piantagioni di canna da zucchero, caffè, vaniglia e cacao.
Consigli utili e informazioni essenziali
Principe è un invito a rallentare, a riconnettersi con la natura e con sé stessi. Non offre il lusso dei resort affollati o la frenesia delle mete turistiche di massa, ma la ricchezza di un’isola che ha fatto della biodiversità e dell’autenticità i suoi veri tesori. Un viaggio qui non si dimentica: resta nel cuore, come il suono degli zoccoli sulla sabbia di Praia Grande o il sorriso dei bambini che giocano tra le stradine di Santo António. Prima di partire tieni presente le informazioni che seguono
- Come arrivare: dall’Italia non ci sono voli diretti. Si vola via Lisbona con TAP Portugal fino a São Tomé, e da lì un breve volo interno (40 minuti) porta a Principe.
- Documenti: serve il passaporto valido almeno 6 mesi. Per soggiorni inferiori a 15 giorni i cittadini italiani non necessitano di visto.
- Moneta: la valuta è la dobra (STN), ma l’euro è accettato quasi ovunque. Le carte di credito non sempre funzionano: meglio portare contanti.
- Lingua: l’ufficiale è il portoghese, ma molti parlano creolo locale. Conoscere qualche parola in portoghese è apprezzato.
- Clima: tropicale umido, con temperature medie tra 22° e 30°. I periodi migliori sono da giugno a settembre e da dicembre a febbraio (stagione secca).
- Salute: non è richiesta vaccinazione obbligatoria per la febbre gialla se si arriva dall’Europa, ma è consigliata. Utili profilassi contro la malaria e repellenti antizanzare.
- Alloggi: l’isola offre lodge di lusso come il Bom Bom Resort o Roça Sundy, ma anche guesthouse familiari più economiche. Prenotare in anticipo è essenziale.
- Cibo: la cucina si basa su pesce fresco, polpo, banane verdi, manioca e frutta tropicale. Da provare il “calulu”, stufato di pesce con verdure e olio di palma.
- Trasporti interni: non esiste trasporto pubblico regolare. Ci si sposta in taxi, auto a noleggio o, per brevi distanze, a piedi o in bicicletta.
- Comunicazioni: la connessione internet è limitata e non sempre veloce. Una SIM locale può essere utile per navigare e chiamare.
- Sicurezza: Principe è un’isola molto sicura, con tasso di criminalità quasi nullo. Basta rispettare le regole di buon senso. Informatevi sulla situazione generale del Paese prima di partire, consultando il sito Viaggiare Sicuri, mantenuto aggiornato dal nostro Ministero degli Affari Esteri.
- Sostenibilità: l’isola punta a un turismo responsabile. Portare borracce riutilizzabili, ridurre la plastica e rispettare la fauna locale (soprattutto tartarughe e uccelli) è fondamentale.
- Con chi: La Rivista Africa, in collaborazione con il Tour Operator African Explorer, ha ideato un viaggio esclusivo alla scoperta di São Tomé, piccola nazione africana, stabile e accogliente, lontana dalle rotte del turismo e con il fascino evocativo dell’ultima frontiera. Al termine dell’itinerario di gruppo è possibile aggiungere una tappa sull’isola di Principe. Un’occasione preziosa per scoprire questo angolo meraviglioso del mondo con tutte le garanzie e il supporto necessario. Prossime date: 1/11 gennaio 2026 (accompagnato da Marco Trovato, direttore editoriale della Rivista Africa), 22 gennaio/1 febbraio 2026. (accompagnato da Marco Di Puma). Qui si trovano tutte le informazioni sul viaggio.