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02/09/2025

Erika

IL MIO VIAGGIO NELL’AUTENTICO MADAGASCAR

Non aspettare di essere felice per sorridere, ma sorridi per essere felice.

È con questa frase che mi ha accolto il Madagascar, appena atterrata a Nosy Be, in un caldo giorno di maggio 2025. Sono partita per un viaggio di lavoro, con l’obiettivo di conoscere un nuovo fornitore locale, esplorare il nord di questo affascinante Paese e visitare alcune strutture ricettive. Quello che non mi aspettavo, però, era di innamorarmi così profondamente di questa terra selvaggia, autentica e ricca di contrasti. Ho partecipato a un tour di 5 notti nel nord del Madagascar, un’esperienza che mi ha portata a scoprire paesaggi tanto diversi da sembrare, a ogni tappa, di essere in un Paese nuovo. Siamo partiti con una tranquilla escursione in piroga sul fiume Ramena, circondati dal silenzio della natura, per poi raggiungere la cascata di Bon Père, attraversando villaggi locali e piantagioni profumatissime di cacao e vaniglia. Da lì, abbiamo affrontato trekking immersivi all’interno di meraviglie naturali come il Parco Nazionale dell’Ankarana Est, dove gli Tsingy Rary si innalzano tra foresta e roccia, abitati da famiglie di lemuri che sembrano osservarci con curiosità.

Lemuri a Nosy Komba

Uno dei momenti più suggestivi del viaggio è stato sicuramente il giorno trascorso nel Mare di Smeraldo: un luogo ancora poco battuto dal turismo, dove l’acqua cristallina e i fondali turchesi ti lasciano senza fiato. Ma il vero ricordo indelebile è stato il pranzo preparato dai pescatori malgasci, che hanno cucinato per noi il pesce appena pescato. Abbiamo concluso la giornata ammirando le Tre Baie di Diego Suarez – Dune, Piccioni e Sakalava – con la luce del tramonto che tingeva tutto di oro e arancio.

Mare di Smeraldo - Diego Suarez (Antsiranana)

Abbiamo avuto anche modo di immergerci nella quotidianità della gente del posto, soprattutto a Diego Suarez, una cittadina dal fascino decadente che ricorda L’Avana, con la sua architettura coloniale e le strade piene di vita. Qui le guide ci hanno portato a ballare in un pub locale (non potevo rifiutare… sono una ballerina! ), un’esperienza autentica e divertente. Ma il contatto più profondo con la cultura malgascia lo abbiamo vissuto lungo i trasferimenti, incontrando villaggi in cui la semplicità della vita quotidiana convive con una povertà evidente. Mi ha colpito molto vedere bambini fare il bagno nei fiumi, famiglie vivere in capanne senza elettricità, e scoprire che lo zebù – una sorta di mucca locale – rappresenta una vera e propria ricchezza. Nonostante tutto, non mancano mai i sorrisi e nemmeno il cibo: pesce fresco, riso profumato con spezie come curcuma, zafferano, cannella e cumino… e tanta frutta tropicale deliziosa.

Villaggio sul fiume Ramena

Abbiamo momentaneamente lasciato la costa per un trekking tra gli spettacolari Tsingy Rouges, un paesaggio surreale di pinnacoli rossi scolpiti dal tempo. Qui, una bambina malgascia ci ha accompagnato lungo tutto il percorso: ha conquistato il cuore di tutti, stringendo amicizia con il gruppo con una naturalezza disarmante. Abbiamo poi concluso il tour con un’ultima escursione nella Montagne d’Ambre, una foresta pluviale lussureggiante che, tra cascate e vegetazione fitta, mi ha riportata con la mente in Indonesia. Un luogo davvero magico.

cascata a Montagne d’Ambre

IL MERAVIGLIOSO ARCIPELAGO DI NOSY BE

Il mio viaggio è proseguito tornando ad Ankify, da dove ho preso il traghetto per raggiungere Nosy Be. Prima, però, abbiamo fatto una sosta rigenerante all’Antoremba
Lodge, un luogo talmente isolato e silenzioso da farmi sentire come dentro al film The Beach — completamente fuori dal mondo. È stato il posto perfetto per ricaricare le energie prima di partire alla scoperta delle isole dell’arcipelago di Nosy Be: un insieme di isole con spiagge bianche, acque turchesi e una biodiversità sorprendente. L’isola principale, Nosy Be, è la più grande e la più conosciuta a livello turistico. Qui, ogni isola è un piccolo paradiso. Siamo stati accolti dai colori incredibili del mare, dai lemuri di Nosy Komba, dalle tartarughe giganti di Nosy Sakatia, fino ad arrivare alla meravigliosa Nosy Iranja, un’isola da cartolina. È qui che ho vissuto uno dei momenti più emozionanti del viaggio: di notte, ho assistito alla deposizione delle uova da parte delle tartarughe marine e le ho viste poi incamminarsi lentamente verso l’oceano. In quel momento mi sono sentita come immersa in un documentario del National Geographic — un sogno ad occhi aperti, che ancora oggi mi sembra incredibile aver vissuto.

Progetto senza titolo ()

Proprio per questo motivo, credo che Nosy Be sia perfetta come base logistica, ma non necessariamente come destinazione balneare in sé. Il mare che la circonda, infatti, non è tra i più spettacolari. Le vere meraviglie si trovano nelle isole vicine, facilmente raggiungibili con escursioni giornaliere: è lì che si trovano le spiagge più belle, i colori più intensi e l’autenticità che rende questa zona così unica.

Nosy Iranja dall'alto

LA CONVIVENZA DELLE RELIGIONI

Non sono stati solo i paesaggi, le esperienze, le avventure e gli animali a colpirmi, ma anche la loro culturain particolare il modo in cui convivono con le loro religioni.
Sono prima di tutto animisti: hanno una visione del mondo in cui ogni elemento della natura, ogni animale, ogni oggetto e ogni essere vivente è dotato di uno spirito o di
un’anima. Allo stesso tempo, molti sono anche cristiani o musulmani, e convivono tra loro in modo assolutamente pacifico. Una frase che mi è rimasta impressa e che riassume bene il loro
approccio è questa: “Per noi convivere con le religioni è come fare trekking: ognuno sceglie il proprio sentiero, ma la vetta è sempre la stessa.” Queste parole mi hanno davvero fatto riflettere… e mi hanno fatto capire quanto, su certi aspetti, siano anni luce avanti a noi.

UN ALTRO PAESE AFRICANO CHE PORTERO’ NEL CUORE

Durante il viaggio ho capito quanto il Madagascar sia ancora un Paese in via di sviluppo, soprattutto nelle zone più remote, dove il turismo è solo agli inizi. Per apprezzarlo davvero, è fondamentale avere lo spirito giusto: tanta curiosità, flessibilità e una buona dose di adattamento. Le strutture alberghiere sono spesso semplici ed essenziali, con manutenzione minima e personale – sempre gentile e disponibile – ma con una formazione ancora limitata. Anche le strade sono lontane dall’essere perfette, ma ogni spostamento si è trasformato in un’esperienza affascinante. Il paesaggio mutava costantemente, passando dalla foresta pluviale alla savana, e il contatto diretto con la vita dei villaggi rendeva ogni tragitto un momento da ricordare. In fondo, non è proprio questo il bello del viaggio? Ci sono luoghi che ti mettono di fronte a te stessa e ti lasciano con una domanda: chi è davvero fortunato, io o loro? Ecco un altro paese dove ho lasciato il mio cuore!
MAITA JIJAIII

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