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04/08/2025

Sahara algerino: il Grande Erg Occidentale e i giardini della Saura

C’è un luogo nel Sahara dove il silenzio non è vuoto, ma denso di memoria. Dove le dune sembrano onde pietrificate che sussurrano storie millenarie, e le oasi emergono come miracoli di verde tra distese di sabbia dorata. È il sud-ovest dell’Algeria, una terra poco esplorata, ma capace di offrire un’esperienza di viaggio intensa e poetica. Qui si estende il Grande Erg Occidentale, una delle più spettacolari distese sabbiose del pianeta, e si snodano i giardini della Saura, dove l’acqua sotterranea e l’ingegno degli uomini danno vita a oasi rigogliose e villaggi in equilibrio tra tradizione e resistenza.

Un viaggio nel Grande Erg Occidentale e nel Mozab è un’immersione profonda nei ritmi lenti del deserto, tra architetture antiche, spiritualità berbera, ospitalità autentica e paesaggi indimenticabili. Non è un luogo per il turismo di massa, ma per viaggiatori curiosi, rispettosi, desiderosi di comprendere l’anima nascosta del Sahara. Consigliamo di volare da Algeri a Bechar e di ripartire da Gardaya verso la capitale algerina – o viceversa – in modo tale da compiere un itinerario completo che ottimizza i tempi.

Nel cuore del Gourara, Taghit è una delle gemme del Sahara algerino. Protetta da dune imponenti che sembrano sorvegliare il villaggio dall’alto, l’oasi si sviluppa lungo l’oued Saura in uno scenario quasi irreale: sabbia dorata, palmeti verdissimi, case in fango rosato e, sullo sfondo, le ombre mutevoli delle dune al tramonto.  L’antico ksar – un villaggio fortificato costruito in mattoni crudi – è ancora oggi abitato. Passeggiando nei suoi vicoli si respira un tempo arcaico: case basse, tetti di palma intrecciata, piccoli cortili interni e il profumo della terra cotta dal sole. Non lontano dal centro, sulle pareti rocciose dell’altopiano, si trovano straordinarie pitture rupestri preistoriche, testimonianza dell’antica presenza umana in una regione un tempo più umida e popolata di fauna selvaggia.

Informazioni pratiche

Taghit si raggiunge via terra da Béchar (circa 1h30), che dispone di un aeroporto con collegamenti regolari da Algeri. Gli alloggi sono per lo più guest house in stile tradizionale, dove è possibile gustare la cucina locale. Le temperature ideali vanno da ottobre a marzo. Le escursioni nel deserto, a piedi, a dorso di cammello o in 4×4, partono dal villaggio stesso.

A prima vista, Timimoun colpisce per il suo colore: le sue case, i portici e i muri sono costruiti con un impasto di terra rossa, che al tramonto si infiamma in una tavolozza di arancioni intensi. È una città magica, sospesa tra sabbia e cielo, dove la presenza francese si è fusa con l’architettura sudanese, dando vita a uno stile unico e armonioso. Intorno alla città si aprono spettacolari paesaggi desertici, laghi salati e canyon, mentre all’interno dell’oasi si estende un sistema ingegnoso di foggaras, antichi canali sotterranei che da secoli portano l’acqua nei campi, protetti dalle palme da dattero, tra le più rigogliose di tutto il Sahara. Timimoun è anche centro di cultura e spiritualità: qui si tengono celebrazioni sufi, musiche popolari e riti legati al ciclo delle stagioni.

Informazioni pratiche

Timimoun è raggiungibile in aereo da Algeri (voli settimanali) o via terra lungo la N6. Ci sono buone strutture alberghiere, molte delle quali in stile sahariano. Da qui si organizzano tour nel deserto circostante, con tappe nei villaggi berberi e pernottamenti in campi tendati. Il periodo migliore per la visita va da novembre ad aprile.

 

Conosciuta storicamente come El Golea, oggi El Menia è una delle oasi più fertili del Sahara. I suoi palmeti, irrigati da fonti naturali e sorgenti profonde, costituiscono un immenso giardino nel mezzo della sabbia. La presenza dell’acqua permette la coltivazione di datteri, meloni, ortaggi e cereali: un piccolo miracolo ambientale e umano. La città è legata anche alla figura del beato Charles de Foucauld, missionario ed eremita, che qui visse e pregò tra i Tuareg. La chiesa da lui costruita, sobria e toccante, è ancora oggi visitabile. El Golea conserva anche una vecchia fortezza berbera e un interessante mercato tradizionale dove si scambiano prodotti locali, stoffe, spezie e utensili.

Informazioni pratiche

El Menia ha un piccolo aeroporto e può essere tappa ideale tra Timimoun e Ghardaïa. Le strutture ricettive sono semplici ma funzionali. Si consiglia la visita al mercato al mattino e alle piantagioni locali con guide del posto. Le temperature sono miti da ottobre a marzo.

Situata nella valle del M’Zab, Ghardaïa è molto più di un’oasi: è un capolavoro di urbanistica tradizionale, costruita secondo principi di equità, sostenibilità e bellezza. Fondata nell’XI secolo da una comunità ibadita – una corrente dell’Islam minoritaria e pacifica – la città ha conservato intatte le sue architetture bianche, i minareti conici, i mercati coperti e i sistemi comunitari di gestione dell’acqua. Ghardaïa è oggi il centro principale della Pentapoli mozabita, un insieme di cinque città (oltre a Ghardaïa: Melika, Beni Isguen, Bou Noura e El Atteuf) riconosciute come Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Ogni città ha la sua moschea, i suoi usi e una fitta rete di cooperazione sociale. Visitare Ghardaïa è entrare in un mondo armonioso e rigoroso, dove la tradizione non è nostalgia, ma vita quotidiana. Prestare massima attenzione ai costumi locali, vietato fotografare le donne, salvo specifica autorizzazione.

Informazioni pratiche

Ghardaïa è collegata con Algeri da voli quotidiani e da una buona rete stradale. La visita delle città mozabite deve avvenire con guide locali autorizzate, nel rispetto delle regole religiose. Alcuni spazi non sono accessibili ai non-musulmani. I bazar offrono tappeti, datteri, gioielli e artigianato autentico.

A pochi chilometri da Ghardaïa sorge Beni Isguen, la più sacra e conservatrice tra le città del Mozab. Cinta da mura di fango e pietra, la città è famosa per la sua austerità religiosa, per le regole severe di accesso e per la sua economia comunitaria. Il mercato, che si tiene al tramonto, è uno spettacolo unico: vi si svolgono aste pubbliche in cui ogni oggetto è messo all’incanto con una formula rituale che affascina i visitatori.

All’interno delle mura le donne vestono di bianco e gli uomini portano tuniche tradizionali. Il silenzio regna nelle vie strette e tortuose, interrotto solo dal muezzin o dal passo dei pellegrini. Visitare Beni Isguen richiede rispetto, ma regala un’immersione rara in una civiltà del deserto ancora viva e intatta.

Informazioni pratiche

L’ingresso è possibile solo con guida locale certificata. Vietato scattare foto agli abitanti. È richiesto un abbigliamento decoroso e discreto. L’esperienza è fortemente consigliata per chi ama la cultura e la spiritualità.

Tra Béni Abbès e Taghit, lungo il corso dell’oued Saura, si estendono i giardini coltivati del deserto, un paesaggio straordinario di palmeti, orti a terrazze, piccoli canali di irrigazione e villaggi che vivono di agricoltura sostenibile. È uno dei sistemi più antichi e affascinanti di gestione dell’acqua nel Sahara, e testimonia la capacità delle popolazioni locali di convivere con un ambiente estremo. Le oasi come Kerzaz, Igli o Béni Abbès conservano ancora le tecniche agricole ancestrali, tramandate di generazione in generazione. In queste zone si possono assaggiare i migliori datteri del paese, camminare tra le palme, visitare vecchi ksour e conoscere le comunità che continuano a vivere secondo i ritmi lenti del deserto.

Informazioni pratiche

Le visite richiedono spesso un veicolo 4×4 e l’accompagnamento di una guida locale. Gli alloggi sono modesti, ma autentici. Ideale per trekking fotografici, turismo etnografico e turismo rurale. Le temperature migliori si registrano da novembre a marzo.

Il sud-ovest algerino è una delle ultime frontiere del viaggio autentico. Un territorio di dune, silenzi, oasi e spiritualità. Un luogo in cui il tempo non si è fermato, ma semplicemente scorre più lentamente. Chi ha il privilegio di attraversare queste terre, torna trasformato. Ma è fondamentale partire preparati…

1.    Visto: necessario per l’ingresso. Si richiede presso l’Ambasciata algerina in Italia. Serve passaporto con validità residua di almeno 6 mesi; richiesta inoltre la presa in carico di un tour operator accreditato dalle autorità algerine. Segnaliamo Unitour

2.    Vaccini: nessun vaccino obbligatorio, ma consigliata la profilassi antitetanica e antiepatite A.

3.    Collegamenti aerei: voli diretti da Roma e Milano per Algeri. Da lì, collegamenti interni verso Béchar, Timimoun, El Golea, Ghardaïa.

4.    Sicurezza: le zone menzionate sono considerate sicure se si viaggia con operatori locali. Consultare sempre il sito della Farnesina Viaggiare Sicuri.

5.    Lingua: l’arabo è la lingua ufficiale; il francese è diffuso. L’italiano è raramente compreso.

6.    Clima: desertico. Evitare i mesi estivi (da maggio a settembre). Ideale da ottobre ad aprile.

7.    Valuta: dinaro algerino (DZD). Portare contanti; le carte di credito sono accettate solo nei grandi centri.

8.    Cibo: cucina sahariana saporita e speziata. Bere solo acqua in bottiglia.

9.    Abbigliamento: leggero, ma rispettoso. Nei luoghi sacri evitare abiti corti o scollati.

10. Elettricità: prese di tipo C e F (europeo standard). Tensione 230 V.

11. Internet: connessione limitata fuori dai centri urbani. Consigliata SIM locale per dati mobili.

12. Guide locali: indispensabili. Permettono accesso a luoghi protetti e miglior comprensione del contesto culturale.

13. Viaggi organizzati: la rivista Africa organizza viaggi nel deserto algerino in collaborazione con i miglior operatori locali.

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